“Ho intravisto dalla mia auto, in un gruppo di passanti che attraversavano all'incrocio, la mia amata N. con cui - una volta ! a suo tempo ! allora ! - per 3 anni buoni ho percorso le vie comuni, l’ho vista traversare la carreggiata e dirigersi verso un locale qualsiasi. La sua testa i suoi scuri capelli crespi divisi da una scriminatura. E’ la stessa donna che nella valle di Pefkos a Rodi, quando dovevamo ritrovarci alla confluenza di due diversi sbocchi della strada delle colline, ho atteso con tanta ansia, per tema che qualcuno potesse averla importunata e assalita dai bordi del sentiero, dato che non si decideva proprio a comparire all'orizzonte. E’ proprio lei, l’amata stessa. Sbirciata di sfuggita, di profilo, mentre lei camminava e io passavo in automobile. Una legge per me incomprensibile, che tramuta nuovamente in estranea una creatura tanto familiare. Maledetto universo di passanti !”
(Both Strauss, “Coppie, passanti” )